Abortisce da sola, nel bagno dell’ospedale

par Fabio Della Pergola
martedì 11 marzo 2014

Se c’è qualcosa a cui guardare con orrore di questi ultimi dieci anni non è il bunga bunga di Berlusconi & Co. E non è nemmeno il populismo becero degli squinternati leghisti alla Borghezio o Salvini.

Il vero orrore ce l’ha sbattuto in faccia una giovane donna che ieri ha raccontato, con la faccia impietrita dal dolore e dallo sdegno, la sua odissea.

L'abbiamo vista, sorprendentemente, anche al telegiornale nazionale.

È la storia di una giovane donna che voleva avere un figlio - e che per questo avrebbe potuto essere sugli altari di tanta pelosa pietas di parte cattolica - ma che essendo portatrice di una grave anomalia genetica ha chiesto di procedere con la fecondazione assistita e con la diagnosi genetica preimpianto per evitare di trasmettere la malattia al nascituro.

Ma le è stato risposto picche, perché si sa che in Italia la sciagurata Roccella (ex radicale passata armi e bagagli nelle fila del più medievale oscurantismo papista) ha promosso e fatto approvare una legge ignobile che impedisce appunto sia la fecondazione assistita che - misteri della fede - la diagnosi prenatale. Con il risultato incomprensibile di costringere dei bambini dalle scarsissime possibilità di vita di venire al mondo oppure di ricorrere ad un aborto.

Ma, come se non bastasse, alla donna, incinta ed ormai al quinto mese di gravidanza, fu diagnosticata una grave malformazione del feto e chiese di sottoporsi ad aborto terapeutico; ma anche in questo caso le è stata negata assistenza. Dopo aver lottato con la sua ginecologa, obiettrice, è riuscita a farsi ricoverare, ma al posto del personale infermieristico nella sua stanza d'ospedale entrarono invece personaggi con il Vangelo in mano a minacciare le fiamme dell’inferno. 

Dei medici nemmeno l’ombra perché il personale in servizio era solo obiettore. Anche se la legge prevede che l’interruzione di gravidanza sia sempre garantita in ogni struttura pubblica, la realtà è che mediamente solo il 50% degli ospedali italiani garantisce la presenza di non obiettori. In alcune regioni la percentuale crolla a dati inaccettabili: fino al 7% della Calabria.

Il risultato finale è stato che Valentina, la giovane donna protagonista di questo dramma orribile dell’italietta dei giorni nostri, ha abortito da sola nel bagno dell’ospedale, con il solo aiuto di un marito immaginiamo terrorizzato, mentre i ginecologi dell’ospedale - pagati profumatamente dalla sanità pubblica, che per questo dovrebbe avere in cambio le loro pubbliche prestazioni - erano in altre faccende affacendati.

Non so perché la coppia non ha denunciato l’ospedale - io l’avrei fatto e sarebbe stata una causa parecchio costosa per la sanità pubblica (cioè, vale la pena di ricordarlo, per tutti noi) - ma è sufficiente la ferma dignità con cui ha denunciato i fatti, supportata solo dalla Associazione Coscioni, notoriamente vicina ai Radicali che sono gli unici a fare qualcosa in questa feroce vicenda di aggressione alla salute delle donne.

Adesso contro la legge 40, varata dalla sgangherata compagine di centrodestra, sono stati sollevati dubbi di incostituzionalità. Era l’ora.

Ma non si capisce per quale motivo si continui a tollerare che chi si specializza in ginecologia abbia il diritto di opporsi all’aborto che è, e resta, un atto legittimo in questo paese. Se hanno scrupoli morali, assolutamente legittimi, si occupino di pneumologia, di dermatologia, di qualsiasi altra specializzazione che non turbi le loro coscienze. Non c’è alcuna necessità che si occupino dall’apparato riproduttivo femminile; lo faranno altri.

A meno che non vogliano occuparsene proprio per agire contro l’aborto e il diritto di abortire. Che però è prassi politica, non obiezione di coscienza. Che lo Stato dovrebbe contrastare con tutta la sua fermezza per impedire che si ripetano casi come quello, straziante, della giovane Valentina.

Il che significa che l'obiezione di coscienza non dovrebbe essere permessa; chi ha scrupoli cambi mestiere o specializzazione. E paghi di persona, come pagavano i giovani obiettori renitenti alla leva ai tempi del servizio militare obbligatorio, che si facevano mesi di galera.

I medici obiettori invece fanno pagare i loro scrupoli alle donne in difficoltà. Coscienza a posto e stipendio sicuro. Intanto le donne finiscono ad abortire, abbandonate da tutti, nel bagno di un ospedale. Che orrore.

 

Foto: Teza Harinaivo Ramiandrisoa/Flickr

 


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