Abolizione dell’ordine dei pubblicisti: cosa sappiamo

par Giacomo Lagona
giovedì 29 dicembre 2011

Da qualche giorno gira in rete un testo confuso e poco documentabile in cui si dice che entro il 13 agosto 2012 verrà abolito l’ordine dei pubblicisti. Potrebbe essere una bufala ma anche no. Ecco cosa sappiamo.

Quando Monti si stabilì a Palazzo Chigi, tra le decine di emendamenti che venivano (privatamente) discussi c’era anche l’abolizione dell’ordine dei giornalisti. Oggi sappiamo che i giornalisti si tengono ancora ben stretti il loro adorato albo professionale, mentre delle tanto vituperate liberalizzazioni se ne è solo discusso senza mai arrivare al vero punto strategico di tutta la filiera economica: le liberalizzazioni creano danni solo a chi non le vuole, e le privatizzazioni tolgono poltrone agli amici dei politici. Discussione chiusa.

Il 20 dicembre scorso Franco Abruzzo (e Antonello Antonelli) pubblica sul suo blog un paio di righe in cui dice che il governo Monti, con una norma contenuta nella manovra Salva-Italia, prevede l’abolizione dell’ordine dei pubblicisti al più tardi il 13 agosto 2012: “Le norme vigenti sugli ordinamenti professionali – in contrasto con i princìpi fissati nel dl 138/2011 – sono abrogate con effetto dalla data di entrata in vigore del regolamento governativo (dpr) e, in ogni caso, dalla data del 13/8/2012 (se il dpr dovesse subire ritardi nella stesura)“.

La proposta di Monti in realtà non è una novità, ma una nuova norma che recepisce le direttive europee sulle professioni redatta già in passato da Berlusconi e confermata da questo governo. Per cui, se tanto mi dà tanto, il testo della norma dice la verità. Cerchiamo di capirne meglio.

Primo dato. Il documento in questione è – da prassi della rete – ormai datato; finora però nessuno (cosa quanto mai strana su internet) è riuscito a trovare una bozza o una copia posticcia del testo pubblicato da Abruzzo. Questo naturalmente non significa che sia una bufala: vuole solamente ribadire, come effettivamente è successo decine di volte, che la rete a volte canna di brutto.

Secondo dato. Nella manovra non si trova nulla che sia lontanamente somigliante ad una “riforma degli ordini professionali“ come si legge in giro, né tantomeno dell’abolizione dell’albo dei pubblicisti. Ora, dando per scontato a questo punto che tale norma verrà introdotta come decreto alla manovra, quindi al momento dell’approvazione definitiva, non si capisce come mai viene riformato un ordine che fa capo a migliaia di giovani precari dell’informazione, proprio nel momento in cui questo governo sta lavorando per portare ad un regime basilare la precarietà giovanile nel nostro paese. Sembrerebbe un paradosso, anche se in Italia siamo abituati a paradossi di ben più larga portata.

Terzo dato. La norma in questione gira da una settimana, ma sia l’ordine dei giornalisti che la federazione della stampa finora non hanno ritenuto dover dire due-parole-due per l’abolizione di un albo che frutta circa 750mila euro di quote associative annue. Sapendo quanto sono attaccati ai loro benamati ordini, dubito che l’OdG e la Fnsi abbiano tutta questa voglia di star zitti quando nel recente passato è bastata una vocina fuori dal coro a far gridare allo scandalo o indire scioperi e sit-in quando il governo voleva imbavagliare l’informazione con la norma anti-intercettazioni.

Quarto dato. Sia Antonelli che Abruzzo hanno aggiornato il loro blog con altre informazioni. Il primo conferma che l’ordine ha deciso che nei giorni del 18, 19 e 20 gennaio si occuperà della questione. Per forzare l’autenticità dell’informazione, ha incluso nel post una comunicazione di Antonella Cardone, membro del Consiglio nazionale, la quale spiega sinteticamente cosa fare per non rimanere fuori dal giro: 1) farsi fare un contratto Fnsi-Fieg da praticante; 2) richiedere all’ordine il praticantato d’ufficio in cui l’Odg si sostituisce all’editore; 3) continuare il praticantato freelance per chi è già pubblicista e svolge attività giornalistica continuativa da almeno 3 anni con una o più testate; 4) iscriversi ad una scuola di giornalismo delle 14 presenti in Italia, le quali, a pagamento, organizzano dei corsi biennali per laureati che valgono come praticantato.

Abruzzo spiega invece cosa succederà dopo il 13 agosto dell’anno prossimo:

L’Ordine si occuperà dei professionisti, dei praticanti e degli elenchi speciali, dell’esame di Stato, della formazione continua permanente, delle società tra professionisti (Stp) e della pubblicità informativa nonché delle polizze assicurative per i rischi derivanti dall’esercizio dell’attività professionale.
Poniamo il caso, invece, che alla data del 13 agosto del 2012 il dpr sulla professione di giornalista non sia stato ancora varato dal Governo. Accadrà che saranno abrogati in via automatica gli articoli della legge 69/1963 che riguardano i procedimenti disciplinari e il potere di infliggere le sanzioni nonché le norme sulla iscrizione dei pubblicisti. Sul piano della vigilanza deontologica ci sarà un vuoto operativo in attesa della entrata in funzione dei Consigli di disciplina. In ogni caso, poi, entro il 31 dicembre 2012, il Governo è incaricato di raccogliere le disposizioni aventi forza di legge non abrogate in un Testo Unico della materia.

Se devo essere sincero non so quanto ci sia di vero nell’abolizione dell’albo, so per certo che l’eliminazione di un ordine professionale porta quasi automaticamente alla nascita di qualcos'altro che probabilmente è peggiore del primo.

Se io fossi pubblicista sicuramente non vorrei fare la fine del sorcio, quindi farei il possibile per farmi fare un contratto almeno da praticante in qualsiasi redazione disposta ad assumermi; se la voglia di entrare nel mondo del giornalismo è così tanta, sicuramente opterei per un giornale online in cui le idee di crescita e professionalità sono un tantino diverse dalla carta e le speranze di crescita personali possono fare il paio con quelle del giornale. Poi, si sa, in questa vita senza un quintale di fortuna non si va da nessuna parte.
In bocca al lupo!


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