A lezione da Primo Levi

par Sergio Giacalone
lunedì 10 febbraio 2014

Il ricordo dell’Olocausto: da chiaro monito a losco affare.

27 gennaio, Giornata della Memoria. Sottoposto al fuoco di fila incessante sferrato da ogni schermo e altoparlante fruibile, distolgo per un attimo lo sguardo dal bianco-celeste dell’unica bandiera che oggi sembra aver diritto a sventolare e ritrovo Primo Levi.

Ascolto le sue parole:

Devo dire che l’esperienza di Auschwitz è stata tale per me da spazzare qualsiasi residuo di educazione religiosa che pure avevo avuto. C’è Auschwitz. Quindi non può esserci Dio. Non trovo soluzione al dilemma. La cerco ma non la trovo…

Rimango folgorato, sono parole che mi fanno riflettere, anche grazie al fatto che ho un’età sufficiente a ricordare come negli ultimi trent’anni si sia evoluto, diciamo meglio, sia cambiato il modo di ricordare l’Olocausto, nel segno di un'iperbole quantitativa che la qualità non segue. Anzi.

Rifletto, dunque, sulla professione di ateismo di Levi e non posso non derivarne che sarà questo il motivo per il quale fino a quando era Primo Levi a rappresentare il portabandiera degli orrori dell'Olocausto (e lo è stato fino ai miei vent’anni) non esisteva l'ossessione strumentale e tristemente (e palesemente) politica che se ne fa adesso.

Dichiarandosi ateo, il grande Levi sarà di certo stato inviso alle lobbies religiose ebraiche che sono oggi il principale sostegno dello stato di Israele e della sua politica aggressiva e arrogante favorita dagli USA. Le stesse lobbies che oggi spingono verso questo martellamento mediatico che cattura la sensibilità delle masse con immagini strazianti per agevolare, grazie all’inevitabile e sacrosanto sentimento di pietà verso i morti e al richiamo del monito ai vivi, lo sporco lavoro dei potenti.

Tutto serve, anche gli orrori. E tutto mi è improvvisamente più chiaro, mentre il mio senso di schifo raggiunge vette ineguagliate. Sarò pure impopolare, ma quando vedo un ricordo doveroso e necessario, fatto oggetto di martellamento mediatico compulsivo, quando percepisco che l'orrore di ciò che nessuno potrà mai negare è stato asservito a sporche logiche di marketing per il ritorno godutone dai mezzi di comunicazione di massa; ma soprattutto di bieca politica volta a garantire la sopravvivenza di Israele e delle sue illogicità, io, nel dubbio, mi dissocio e rileggo Primo Levi.


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