A Pomigliano non è andata come voleva il padrone

par materialeresistente
mercoledì 23 giugno 2010

W chi resiste e non si svende.

Il voto a Pomigliano non è andato come sperava il padrone. Adesso la sua posizione è molto scomoda; per un verso dovrà spiegare qualcosa a quei polacchi che lavorano alle sue macchine e che lui, in modo disinvolto, ha usato come arma di ricatto nei confronti dei loro colleghi italiani, per l’altro verso dovrà fare i conti con una caduta d’immagine che è sotto gli occhi di tutti.

 
In questi giorni il volume di fuoco contro quegli operai che non si rassegnavano a dire solo signorsì è stato imponente. Si andava da dichiarazioni (farneticanti) che facevano intravedere una svolta epocale con una separazione tra il prima di cristo e il dopo cristo sul fronte delle relazioni industriali, a discorsi sussurati tipici dei riformatori alla D’Alema e alla Fassino che chiedevano alla FIOM di arrendersi di fronte all’ineluttabile. Gente notoriamente esperta di catena di montaggio e di alienazione.
 
Una svendita di principi e di diritti, che fino a ieri erano patrimonio della sinistra, in nome di una modernità, che modernità non è affatto, con la pretesa di ridurre la questione lavoro a un rapporto servile in cui quello che ti rimane da fare è presentarti con il cappello in mano di fronte al tuo padrone a prescindere da quello che ti viene offerto.
 
Questo volume di fuoco ha usato argomenti che andavano dal classico "non hanno voglia di lavorare", una roba buona per tutte le stagioni e che alternativamente si usa per disoccupati, giovani, precari e (in questo caso) operai non allineati, a "il mondo è cambiato, c’è la globalizzazione".
 
Probabilmente il modello perfetto, per costoro, è rappresentato da quegli immigrati che raccolgono le arance in Calabria. Sembra che così non sia e lor signori con questa realtà dovranno fare i conti.
 
Una realtà che loro sanno bene essere diversa rispetto alle nude cifre; realtà fatta dalle centinaia di operai che hanno votato sì perché con una pistola alla tempia.
 
Eppure le hanno tentate tutte per avere il plebiscito. L’immagine di quelli che scioperano a Termini perché non possono vedere la partita propagandata su tutte le TV e i giornali di regime (tacendo sul fatto che la proposta l’aveva fatta l’azienda, e che sempre l’azienda aveva deciso di no trattando quelle persone come si fa con i ragazzini da mandare a letto per punizione), i dati sull’assenteismo (tutti precedenti al 2005) messi lì alla rinfusa senza dire i perché, l’appello del direttore di stabilimento inviato su CD rom a casa e quello dei preti durante la messa. La manifestazione con la fiaccolata fatta da qualche centinaio di persone diventate 5.000 su tutti i giornali.
 
Eppure la questione è semplice, lì c’è un padrone che vuole maggiore produttività e che per questo non pagherà un centesimo in più. C’è uno che vuole dialogare con un solo interlocutore, un pò come facevano i suoi epigoni durante il ventennio, che sequestra il diritto di sciopero dei singoli solo perché qualche sindacato è d’accordo, che non vuole pagare la malattia e pensa che 40 minuti di pausa siano troppi riducendoli a 30 e controllati con un computer che misura i tuoi movimenti fino al cesso. Che ti sposta la mensa a fine turno cancellandola di fatto.Un tipo a cui lo stato ha regalato miliardi nel passato lontano e recente. Uno che pur con bilanci in perdita ha distribuito dividendi per 250 milioni di euro ai propri azionisti, un tizio che non ha avuto problemi a ritoccarsi lo stipendio del 40%. Ecco, questo tizio voleva dare lezioni e ne ha ricevuta una e solenne da tanti piccoli Davide. Gente con la schiena dritta che non ha l’abitudine di andare con il cappello in mano.
 
Dati del colleggio operai:
4231 aventi diritto
4151 voti validi
2494 si 60%
1657 no 39,9%
23 bianche
57 nulle

Colleggio impiegati
413 aventi diritto
410 voti validi
394 si
16 no
1 bianca
2 nulle

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