9 marzo, sciopero generale della Fiom

par Paolo Borrello
mercoledì 15 febbraio 2012

La Fiom ha proclamato uno sciopero generale di 8 ore per il 9 marzo, con una manifestazione a Roma, contro la riforma del mercato del lavoro, la modifica dell'articolo18 e il contratto Fiat.

Lo ha deciso all'unanimità il comitato centrale del sindacato dei metalmeccanici aderenti alla Cgil. E’ stata quindi annullata la manifestazione di sabato prossimo, al suo posto si terrà un’assemblea nazionale dei delegati. Le ragioni della protesta sono diverse: no al contratto separato Fiat e alla mancanza di interventi di equità da parte del governo a cui i metalmeccanici aggiungono quella che sembra la proposta principale della riforma del mercato del lavoro sostenuta dal governo, un intervento sull'articolo 18 o comunque un intervento che faciliti i licenziamenti.

E il no alle ipotesi per ora solo abbozzate è forte e chiaro: “Ogni manomissione dell'articolo 18 va respinta. Non può essere oggetto né di trattativa né di negoziato”, ha affermato Maurizio Landini, segretario generale della Fiom, nella sua relazione al comitato centrale. “Se si somma la riforma delle pensioni e la trattativa sul mercato del lavoro si ravvisa un tratto comune che ci dice che siamo di fronte non a provvedimenti presi a caso ma a riforme strutturali che non rispondono alla richiesta di uscire dalla crisi e mettono in questione i diritti” ha aggiunto Landini. No dunque a qualsiasi proposta di modifica, compresa quella elaborata dalla Cisl. “L'idea di inserire i licenziamenti individuali per motivi economici nella legge 223 è sbagliata e pericolosa”, ha continuato Landini, che ha ribadito “sarebbe uno stravolgimento della legge, una forzatura esplicita che ci dice come l'articolo 18 potrebbe essere scambiato con altre concessioni”.

Uno “scambio” al quale la Fiom si opporrà. “Lo sciopero generale deve servire anche a rendere esplicito il fatto che questo governo si muove all'interno della stretta applicazione della lettera della Bce e che gli interventi proposti non risolvono le cause che hanno prodotto la crisi ma si traducono in ripetizioni di tagli allo stato sociale e ai diritti che non è l'idea di Europa che abbiamo. Noi chiediamo esplicitamente un cambio delle politiche sociali e occupazionali del governo”.


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