30 anni di pace tra Israele ed Egitto
par Esperimento
martedì 31 marzo 2009
Sono passati 30 anni. Trent’anni senza guerre, che, per una regione come quella calda e turbolenta che è il Medioriente, è qualcosa che può essere in un certo senso considerato straordinario. Il 26 marzo del 1979, infatti, veniva firmato sui prati di Camp David negli Stati uniti, il primo trattato di pace israelo-arabo. Il Presidente egiziano Muhammad Anwar al-Sadat e il primo ministro israeliano Menachem Begin (del Likud) si stringevano la mano sotto lo sguardo sorridente di Jimmy Carter (Partito democratico). Poco più di un anno prima, il 20 novembre 1977, Anwar al-Sadat fu il primo leader arabo ad atterrare all’aeroporto di Ben Gurion e (l’unico finora) a tenere un discorso alla Knesset. Grande emozione suscitò in Israele tanto che uno dei più popolari cantanti israeliani di oggi, David Broza, scrisse una canzone che lo portò poi al successo: "Yihé tov" (Andrà bene), in cui canta: "Ecco, arriva il Presidente dell’Egitto, come sono contento nel riceverlo. Le piramidi negli occhi e la pace nella sua pipa...".
A parte l’assenza di guerre (che è già di per sé notevole), questa è, però, una pace un po’ fredda: gli egiziani non vanno per turismo in Israele ("se andate su una spiaggia di Tel Aviv non trovate un egiziano" ha scritto l’Haaretz, citato dal Corriere della Sera), Mubarak non ha mai fatto una visita di Stato oltre confine e ogni tanto scoppia qualche piccolo incidente diplomatico. Questo anniversario, poi, è stato del tutto ignorato nella terra dei Faraoni, mentre si è tenuto un ricevimento al Ministero degli Esteri israeliano e un convegno all’università di Gerusalemme e fino all’ultimo non si sapeva se l’ambasciatore egiziano in Israele avrebbe partecipato al ricevimento. Inoltre, non sempre gli israeliani sono stati ben accolti in Egitto (a parte alcuni attentati in cui sono stati il principale obiettivo, l’anno scorso alcuni profughi non poterono tornare a visitare la loro terra d’origine "per motivi di sicurezza").
Dall’altra, però, ha portato ad una cooperazione in campo agricolo (Joint Agricultural Committee Egypt-Israel che organizza incontri semestrali, è responsabile di centinaia di progetti al fine di migliorare le conoscenze e le capacità di entrambi i Paesi e che ha prodotto numerosi seminari grazie ai quali molti egiziani hanno potuto conseguire una formazione in Israele), in campo economico, sanitario e perfino militare.
C’è anche un centro culturale israeliano al Cairo e uno omologo a Gerusalemme, ma purtroppo, al momento, poco attivi. Insomma, come ha notato il Ministro degli Esteri Tzipi Livni durante il ricevimento, "non c’è dubbio che la cooperazione tra Israele e l’Egitto è più grande delle differenze di posizione" che dividono i due Paesi.