25 aprile dedicato a chi dice che l’Italia è stata liberata (solo) dagli Americani
par Maria Rosa Panté
domenica 25 aprile 2010
Mamma adorata,
quando riceverai la presente sarai già straziata dal dolore. Mamma, muoio fucilato per la mia idea. Non vergognarti di tuo figlio, ma sii fiera di lui. Non piangere Mamma, il mio sangue non si verserà invano e l’Italia sarà di nuovo grande. Da Dita Marasli di Atene potrai avere i particolari sui miei ultimi giorni.
Addio Mamma, addio Papà , addio Marisa e tutti i miei cari; muoio per l’Italia. Ricordatevi della donna di cui sopra che tanto ho amata. Ci rivedremo nella gloria celeste.
Viva l’Italia libera!
AchilleAchille Barilatti (Gilberto della Valle)
Di anni 22 - studente in scienze economiche e commerciali - nato a Macerata il 16 settembre 1921 - tenente di complemento di Artiglieria, dopo l’8 settembre 1943 raggiunge Vestignano sulle alture maceratesi, dove nei successivi mesi si vanno organizzando formazioni partigiane - dal Gruppo " Patrioti Nicolò " è designato comandante del distaccamento di Montalto -. Catturato all’alba del 22 marzo 1944, nel corso di un rastrellamento effettuato da tedeschi e fascisti nella zona di Montalto - mentre 26 dei suoi sono fucilati immediatamente sul posto e 5 vengono salvati grazie al suo intervento, egli viene trasportato a Muccia (Macerata) ed interrogato da un ufficiale tedesco ed uno fascista -. Fucilato senza processo alle ore 18,25 del 23 marzo I944, contro la cinta del cimitero di Muccía Medaglia d’Oro al Valor Militare.
25 Aprile, in Italia si festeggia la Liberazione. Sono passati 65 anni, era il 25 aprile 1945, l’Italia si trovò libera dallo straniero occupante: l’esercito nazista e libera dalla dittatura fascista.
Liberi, gli Italiani si riscoprirono liberi. Non so e non posso spiegare quali sensazioni provassero quegli Italiani. Libertà, parola che, come tutte le grandi parole, è ora abusata, finita addirittura nella sigla d’un partito, quindi una libertà condizionata, costretta dentro uno schieramento, un gruppo, un movimento. La libertà è un valore così grande che talvolta è dato per scontato, come l’acqua (ma l’acqua viene privatizzata, attenzione), ci accorgiamo dell’acqua quando abbiamo sete, potremmo toccare la libertà forse solo essendone privati. Eppure c’è una forma più temibile di privazione della libertà: quando credi di essere libero e invece sei servo.
Chi ha lottato per la libertà negli anni del fascismo, spesso non ha vissuto la liberazione perché è stato arrestato, torturato, deportato, ucciso. Eppure grazie ai paradossi che illuminino la storia, quegli uomini e quelle donne nella loro prigione erano più liberi di molti di noi, uomini e donne del 25 aprile 2010.
Nessuno di coloro che ha combattuto per liberare sé e l’Italia voleva morire in carcere, quindi il ricordo non sia retorico, non si dimentichi mai la parte umana di questi eroi: la paura, la tentazione di uniformarsi, confessare, scappare, stare dalla parte del più forte. Però alcune persone non riescono a essere serve. Chissà perché…
Ricordare quelle persone è assaggiare un pezzo di libertà autentica e sminuire la celebrazione del 25 aprile è un modo per non farci gustare quel sapore.
Ricordare il 25 aprile oggi significa soprattutto riflettere su questo bene supremo: la libertà. Ma libertà per fare cosa? Pensare, scegliere, lavorare, amare, studiare, viaggiare.
Secondo me un vero 25 aprile oggi andrebbe festeggiato con gli immigrati, non per essere buonisti, retorici, antigovernativi, ma per imparare.
Imparare cosa sia la privazione della libertà (sia nella propria Patria che in Italia) e dunque ridare al 25 aprile un significato concreto. E poi svegliarsi e capire che molti Italiani sono assuefatti a una schiavitù che nemmeno riconoscono: schiavo del padrone, del capo del partito, della televisione, della paura, dell’ignoranza, della criminalità organizzata…
Vorrei che di questo 25 aprile rimanessero due cose: solidarietà con tutti quelli che sono privi di libertà (che lo sappiano o meno): ricordo vivo di un momento importante che ha fatto nascere questa nostra Italia repubblicana (che ci piaccia o meno).