25 aprile: annullato il corteo a Roma

par Fabio Della Pergola
venerdì 17 aprile 2015

Il 25 aprile prossimo venturo è in vista ormai, ma a Roma l’ANPI getta la spugna: non ci sarà nessun corteo per il 70° anniversario della Liberazione.

E c’era da immaginarselo; le polemiche erano già roventi.

Come accadde anche negli anni passati, a seguito dei vari incidenti di cui le cronache hanno parlato, il casus belli è stata la partecipazione o meno di esponenti dell’ebraismo italiano con la "loro" bandiera e, sul fronte opposto, quella di manifestanti con la bandiera palestinese.

In particolare il problema concerne la comunità ebraica romana che l’anno scorso ricorse alle maniere forti forse per “vendicare” gli affronti subìti per mano dei filopalestinesi nel 2013, ne scrissi anch'io, quando l’ANPI fu costretta a togliere (un po’ troppo) frettolosamente la parola ai rappresentanti dell’ebraismo per evitare ulteriori guai provenienti dai contestatori.

Che si opponevano alla presenza della bandiera di Israele al corteo. In realtà era quella della Brigata Ebraica, poi adottata, ma solo nel 1948, dallo Stato di Israele; chiarisce la vicenda, molto controversa, il comunicato ufficiale del Governo inglese del 31 ottobre del ’44 in cui si stabilivano tipologia e colori dei simboli della Brigata (bandiera con Stella di David e due strisce orizzontali azzurre in campo bianco; distintivo da spalla a bande verticali azzurra-bianca-azzurra e Stella di David gialla).

Era facilmente deducibile dalle numerose foto dell'epoca e dal documentario sulla storia della Brigata (The Spielberg Jewish Film Archive - Road to Liberty), ma a lungo la motivazione delle contestazioni era che la bandiera della Brigata fosse diversa da quella di Israele. E che quindi si contestasse questa, non quella.

Quest’anno ha dato fuoco alle polveri l’ANED, l’Associazione Nazionale ex Deportati nei Campi Nazisti, che ha comunicato di non voler essere presente al corteo per il giorno della Liberazione perché “non sussistevano” le condizioni minime per la sua partecipazione:

«Siamo giunti a questa amara e travagliata decisione a seguito a quanto accaduto nella riunione tenutasi presso la Casa della Memoria lunedì 30 marzo 2015.

Dopo lunghe ore di discussione conflittuale con le organizzazioni presenti, ANPI, Partigiani Giustizia e Libertà, CGIL, Partito Comunista, Rifondazione Comunista, Brigata Ebraica, Comunisti Italiani, Unione Studenti Italiani, Patria Socialista, Centro Sociale Acrobat, Centro Sociale Link, Fronte Palestina, Rete Romana Palestina, Rappresentanza Palestina in Italia, e altre molte delle quali non si capisce a che titolo presenti, discussioni in cui le minacce e gli insulti hanno prevalso, e hanno evidenziato gli stessi inaccettabili presupposti che, nelle passate edizioni, hanno dato luogo a veri e propri episodi di intolleranza.

Noi che rappresentiamo gli ex deportati, sommersi e salvati, nei campi nazisti, sia politici che razziali, non possiamo accettare che lo spirito e i significati del 25 aprile, della Resistenza e della Liberazione vengano così totalmente snaturati e addirittura fatti divenire atto di accusa contro le vittime stesse del nazifascismo. Non possiamo accettare che rappresentati della lotta partigiana, della Liberazione, siano messi al bando solo ed esclusivamente per intolleranza. Con grande tristezza nel cuore quest’anno, quindi, non ci potremo essere».

La comunità palestinese ha immediatamente offerto un prudente ramoscello d’ulivo: «Nessuno, ma proprio nessuno, si è espresso contro la presenza della Brigata ebraica o contro la sua bandiera».

Problema risolto? Nemmeno per idea: immediatamente risponde il Forum Palestina con parole tutt’altro che pacifiche nel suo “Appello per un 25 aprile di liberazione e antisionista”, riferito a Milano, in cui avverte: «anche quest’anno contesteremo la presenza sionista al corteo di Liberazione del 25 Aprile senza temere l’ipocrita accusa di antisemitismo».

Segnali evidenti che se a Roma gli ebrei non sfileranno nel corteo (che non c’è) a Milano ci saranno scintille. E gli ebrei sfileranno, sembra, "protetti" dal Partito Democratico.

Ma a seguito della riunione preparatoria del 30 marzo è stato anche dichiarato, secondo fonti diametralmente opposte, che erano le bandiere palestinesi a non essere affatto gradite; botta e risposta che segue, da anni ormai, la forzata, e non del tutto comprensibile, internazionalizzazione della manifestazione.

Gad Lerner sul suo blog lo ha scritto esplicitamente: «Dal 1945, per oltre mezzo secolo, gli ebrei italiani hanno celebrato il 25 aprile mescolati insieme alle formazioni antifasciste derivate da quella militanza partigiana comune. Una trentina di anni dopo, qualcuno ha iniziato a portare in corteo le bandiere palestinesi, che non c’entravano nulla. E così, per reazione, altri hanno escogitato il contrappunto della Brigata Ebraica... è stata pessima l’idea di importare il Medio Oriente dentro alle celebrazioni del 25 aprile, come contagio di inciviltà e come esasperazione del nuovo settarismo identitario».

Nel frattempo qualcuno si è affannato a ricordare - pur di contestarne la presenza - che la Brigata Ebraica non è stata una formazione combattente della resistenza italiana, ma una formazione militare inquadrata nell’esercito inglese. E che, per questa sua origine “straniera”, non c’entrerebbe niente con i partigiani nostrani. Come se le bandiere palestinesi invece c’entrassero qualcosa.

E come se il giorno della Liberazione fosse esclusivo e non piuttosto inclusivo di chiunque contribuì alla sconfitta del nazifascismo.

Ma sotto la bandiera con la Stella di David hanno sfilato negli ultimi anni gli ebrei italiani che da quel vessillo si sono sentiti rappresentati (non tutti, ovviamente; Moni Ovadia no, ad esempio, ma ognuno, per fortuna, oggi è libero di fare quello che vuole). Un simbolo quindi che riassume e rappresenta la resistenza ebraica al nazifascismo molto a lungo sottovalutata, se non esplicitamente negata, da troppi (autonominati) rappresentanti ufficiali della Resistenza italiana.

E' indiscutibile il fatto che le comunità ebraiche hanno tutti i diritti di partecipare al corteo del 25 aprile non solo in quanto testimonianza del popolo che è stato sterminato nelle camere a gas (nel silenzio complice di tanti), cioè come vittime primarie del nazifascismo, ma anche in quanto partecipanti in prima persona della Resistenza: circa duemila ebrei italiani, di cui almeno la metà combattenti di prima linea nelle formazioni partigiane, vi presero parte. Percentualmente, sul totale della comunità ebraica di allora (circa 40mila persone prima delle retate nazifasciste), una partecipazione alla Resistenza ben più alta di quella degli italiani non ebrei. 

L’ANPI - che rappresenta invece formalmente e ufficialmente la resistenza italiana - ha al contrario da sempre espresso chiaramente il suo favore alla presenza della Brigata Ebraica e, quindi, della sua bandiera: «Certamente non deve restare esclusa dal corteo del 25 Aprile la Brigata ebraica, che rappresenta combattenti per la libertà», si legge nel suo comunicato.

Restano i dubbi di alcune personalità palestinesi: «In piazza con la Brigata, ma Israele che c’entra?» si chiede Yussuf Salman intervistato dal Manifesto.

Niente, Israele non esisteva nel '44-'45. Ma evidentemente il signor Salman non sa (o fa finta di non sapere) che di bandiere con la Stella di David ce n'è una sola. E il giornalista, curiosamente, si è “dimenticato” di ricordarglielo. Strane dimenticanze.

Quello che non sembra andare giù, a troppi, è che gli ebrei non accettino di essere resi “trasparenti” come autonoma comunità etnico-culturale e che pretendano una loro specifica visibilità.

Si vuole invece che “spariscano” proprio in occasione della festa della Liberazione che, guarda caso, ne garantì invece la "visibile" sopravvivenza. Davvero incredibile per chi si dichiara antifascista.

 


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