2012: anno della disoccupazione di massa?

par Paolo Borrello
lunedì 2 gennaio 2012

E’ iniziato il 2012 e le preoccupazione principali per il nuovo anno riguardano la crisi economica e finanziaria. Soprattutto dovrebbe allarmare la situazione dell’occupazione, con la possibilità concreta che, con il verificarsi di una recessione molto consistente, aumenti ancora il numero dei disoccupati.

Di tutto ciò ci si occupa in una nota della Cgil. “Non basta annunciare che ci sarà la crescita. E' necessario piuttosto mettere in campo politiche che mirino a risolvere i problemi sul tappeto che sono rappresentati dallo scarso reddito a disposizione, da una inedita e gravissima crisi industriale e da una recessione che è anche determinata dall'ultima manovra del Governo di cui bisogna correggere i caratteri di iniquità”. Lo sostiene Vincenzo Scudiere, segretario confederale della Cgil con delega alle politiche industriali.

“Per quanto riguarda il reddito – dice Scudiere – è necessario abbassare le tasse dei lavoratori dipendenti e dei pensionati per rilanciare i consumi, rilanciare la lotta all'evasione fiscale e recuperare risorse tassando di più e meglio chi ha grandi patrimoni e grandi ricchezze”. “Sulla crisi industriale – spiega il dirigente della Cgil – bisogna preliminarmente intervenire con efficacia per mettere a riparo le imprese a partecipazione pubblica che continuano ad essere competitive e a rappresentare punti di eccellenza a livello non solo nazionale ed europeo. Bisogna anche intervenire con efficacia sulle piccole e medie imprese incentivando l'innovazione e la ricerca e garantendo l'accesso al credito”.

Ma su tutto questo spicca una vera e propria cartina al tornasole che è rappresentata da come il Governo affronterà le centinaia di crisi industriali tuttora sul tavolo del ministero dello Sviluppo economico e delle infrastrutture. “La crisi industriale – chiarisce Scudiere – va affrontata con una politica della crescita che punti a salvaguardare l'occupazione e a crearne di nuova per i giovani e le donne. Il 2012, senza azioni efficaci rischia infatti di rappresentare l'anno della disoccupazione di massa.

Ci sono già dei segnali preoccupanti con i casi della Omsa-Golden Lady, della Vinyls di Porto Marghera e delle tantissime altre crisi industriali ancora aperte e della cassa integrazione che ha raggiunto nel 2011 un miliardo di ore. Questa situazione riguarda praticamente tutti i settori e senza interventi sugli ammortizzatori sociali e senza raggiungere soluzioni per le vertenze aperte, tutto questo può determinare la costituzione di un fulcro del rischio di una disoccupazione generalizzata”.

Effettivamente quanto ipotizzato da Scudiere non è affatto da escludere, purtroppo. Tra gli interventi auspicati dal dirigente Cgil aggiungerei, per sostenere la domanda, una riduzione delle imposte a carico delle imprese per favorire l’effettuazione di investimenti, tanto più elevata quanto più alto è il numero di nuovi occupati che ci si impegna a creare.

Una politica per la crescita di questa natura potrebbe determinare effetti positivi nel breve periodo mentre altri interventi per favorire la crescita – anch’essi auspicabili – quelli che implicano riforme strutturali, come ad esempio un ampio sviluppo delle liberalizzazioni, necessariamente risulterebbero efficaci solo nel medio e nel lungo periodo.

Occorre riconoscere però che sarebbe opportuno che un’azione per la crescita, come quella delineata, basata anche sulla politica fiscale, sia portata avanti almeno da gran parte dei paesi dell’Unione europea, in primo luogo da quelli più importanti e maggiormente in grado di adottare una politica fiscale espansiva, ad esempio la Germania e quei paesi contraddistinti da minori problemi relativi al debito pubblico. Sarebbe indispensabile cioè un cambiamento notevole nell’approccio che l’Europa sta fino ad ora seguendo per affrontare la crisi economica e finanziaria, approccio che favorisce il determinarsi di una recessione di notevole rilievo, senza nemmeno risolvere i problemi dei bilanci pubblici.

Se non ci fosse quel cambiamento, il rischio è che si verifichi di nuovo quanto avvenuto nel corso della crisi degli anni ’30 del secolo scorso: la crisi fu decisamente aggravata dall’adozione di politiche economiche sbagliate attuate dai diversi governi interessati.


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