15 ottobre: diario dal cuore degli scontri

par Davide Falcioni
domenica 16 ottobre 2011

Il lungo corteo pacifico. I teppisti che si infiltrano. La polizia che li lascia passare ma lancia sanpietrini sui manifestanti pacifici. E gli scontri di San Giovanni: violenza senza obiettivi politici

Via Cavour, ore 16. Da oltre due ore il largo viale che scende verso via dei Fori Imperiali è un fiume in piena, una marea inarrestabile di uomini e donne. Si sparge la voce che la testa del corteo è già arrivata a Piazza San Giovanni e un applauso si leva spontaneo. Siamo una moltitudine, non siamo mai stati così tanti. L'entusiasmo è palpabile, tutto fila liscio. Anzi, qualcuno si lamenta che la coda del corteo è ancora ferma a Piazza della Repubblica e chissà quando riuscirà a muoversi da lì.

Primo flash. Io sono fermo alla prima traversa, in attesa di amici che dovrebbero passare da un momento all'altro. La strada che interseca il corteo si chiama via Principe Amedeo, è chiusa da un lato da un cordone di forze dell'ordine. Ed è da lì che sento uno strano trambusto: delle persone fuggono, io mi volto a guardare cosa sta accadendo e vedo un gruppo, ben organizzato, marciare in stile “militare” verso via Cavour. Saranno 30 o 40 persone: procedono in fila, occupando gran parte della strada. L'avanguardia indossa caschi neri ed afferra delle spranghe; quelli dietro delle bandiere, legate anch'esse a robuste tavole di legno. Si immettono con decisione sul lento corteo, che risponde con bordate di fischi. Poi la macchia nera si disperde nella moltitudine. Pochi minuti dopo arriva la notizia che in via Cavour ci sono auto in fiamme. Chi è stato ad appiccare il fuoco? E perché il cordone delle forze dell'ordine non ha immediatamente bloccato quel gruppo, evidentemente predisposto a una battaglia uomo a uomo?

Secondo flash. Il corteo è fermo da quasi un'ora. Colonne di fumo nero si alzano da via dei Fori Imperiali. A quel punto decido di raggiungere piazza San Giovanni da vie traverse. Voglio partecipare all'assemblea che chiuderà questa giornata.

Quando arrivo a via Merulana una signora mi avvisa che la polizia ha iniziato a caricare sui manifestanti. Allungo il passo. Scorgo le prime barricate: secchi della spazzatura rovesciati sulla strada a tentare di impedire il passaggio dei mezzi blindati delle forze dell'ordine. Quando raggiungo piazza San Giovanni vedo il massiccio presidio di polizia e guardia di finanza. Li vedo lanciare sanpietrini verso me ed altri manifestanti che raggiungono la piazza e inveire contro di noi. Perché lo fanno? E perché occupano così massicciamente una piazza destinata alla chiusura del corteo? Cosa stanno proteggendo, visto che lì non ci sono luoghi “simbolo” del potere? E perché hanno un atteggiamento così provocatorio verso chi raggiunge il luogo dell'assemblea finale?

Terzo flash. Gli scontri sono iniziati da molto tempo. La piazza è gremita, ma solo una piccola porzione è veramente coinvolta. Io mi trovo lì. L'aria è resa irrespirabile dai gas. Chi può, cioè quasi tutti, si protegge. Io indosso un kefiah che mi copre naso e bocca, e degli occhialini da nuoto per cercare di arginare l'effetto dei lacrimogeni. Penso che sì, siamo tutti incappucciati in quella piazza; e sì, se volessero criminalizzare tutti quelli col volto coperto ce ne sarebbero 10 mila da mandare a processo.

Gli scontri sono duri. Vedo poche decine di manifestanti con gli occhi iniettati di sangue (effetto dei gas) lanciare pietre verso le forze dell'ordine. Non direi che si tratta dei fantomatici “Black Block”, bensì di manifestanti qualsiasi, evidentemente più propensi allo scontro e alla guerriglia di tutti gli altri: li sento raccontare che la polizia ha caricato senza motivo sulla piazza, che si stava lentamente riempendo. Non fatico a crederci, ripensando all'accoglienza che hanno riservato a me.

Alcuni manifestanti, armati di martello, stanno pazientemente smantellando il pavimento di Piazza San Giovanni, e distribuendo scaglie di porfido a destra e a manca. Altri costruiscono una barricata con delle transenne. Dall'altra parte le forze dell'ordine rispondono con numerose cariche. Solo che non poche volte i blindati, muniti di idranti, anziché dirigersi verso chi li attacca punta dritto, e a velocità folli, verso l'area inerme della piazza. Vedo una camionetta sbalzare in aria diverse persone.

Quando la situazione si fa ormai insostenibile in piazza si sparge la voce che la destinazione del corteo è stata spostata al Circo Massimo. Solo a quel punto Piazza San Giovanni inizia a svuotarsi ma benché ormai non se ne veda più il motivo, gli scontri proseguono. Anzi, si inaspriscono. Ma perché la frangia più violenta non se ne va, ora che non ha più senso “presidiare” la piazza? E per cosa si sta combattendo, visto che non ci sono “simboli” da conquistare, palazzi o banche da occupare?

A poche ore dalla fine della manifestazione vedo il carosello di condanne rincorrersi su giornali e tg. Dicono che pochi infiltrati hanno rovinato una giornata altrimenti pacifica. Dicono che le forze dell'ordine hanno egregiamente assolto al loro compito. Dicono che è colpa della sinistra, poi che è colpa di Draghi, poi che è colpa degli organizzatori.

Io dico che ci hanno fregati tutti, di nuovo, perché nessuno oggi parla delle motivazioni legittime di chi ieri è sceso in piazza.

Tutto ciò grazie alle forze dell'ordine (o meglio, a chi le manovra), che hanno lasciato agire indisturbati gruppi di teppisti, che potevano essere facilmente fermati. E tutto ciò anche grazie a molti manifestanti, che hanno continuato per ore una guerriglia priva di obiettivi.

C'è ancora molta strada da fare...

 

Credits Foto: Modenaroid (Flickr)


Leggi l'articolo completo e i commenti