15 febbraio 2010: il nucleare è legge

par RobertaLemma
mercoledì 24 marzo 2010

Il decreto legislativo varato in data 15 febbraio 2010, autorizza, sigla, disciplina e, infine impone, il ritorno alle centrali nucleari in Italia.

Tutto ciò che riguarda il ritorno all’energia nucleare e quindi alla localizzazione dei siti, la loro realizzazione, il loro esercizio sul territorio, alla fabbricazione degli impianti di combustibile nucleare, dei sistemi di stoccaggio, dei rifiuti radioattivi, nonché le misure compensative e campagne di informazione al pubblico, tutto questo, rientra nelle 30 pagine fitte di articoli e postille firmato a Roma il 15 febbraio corrente anno da: il Presidente della Repubblica Napolitano, dal Presidente del Consiglio Berlusconi, dal Ministro dello sviluppo economico Scajola, dal Ministro dell’ambienta e della tutela del territorio e del mare Prestigiacomo, dal Ministro delle infrastrutture e dei trasporti Matteoli, dal Ministro per la semplificazione normativa (ruolo indefinito e ambiguo ) Calderoli e visto dal Guardasigilli Alfano. Il documento inizia con una sfilza infiniti di leggi citate dallo stesso Napolitano, quelle che più, suppongo, vadano citate sono; il richiamo agli articoli 76 e 87 della nostra Costituzione.

L’articolo 76 recita: l’esercizio della funzione legislativa non puo essere delegato al governo se non con determinazione di principi e criteri direttivi e soltanto per tempo limitato e oggetti definiti. Quindi, onde garantire l’assoluta libertà d’azione e assoluto potere in materia nucleare all’attuale governo Berlusconi, il Presidente Napolitano, approfitta e impiega questo articolo che spazza via ogni altra obiezione, politica e civile. L’articolo 87 suggella il precedente: il Presidente della Repubblica è il capo dello Stato e rappresenta l’unità nazionale, puo inviare messaggi alle Camere, indice le elezioni delle nuove Camere e fissa la prima riunione, autorizza la presentazione alle Camere dei disegni di legge di iniziativa del governo, promulga le leggi ed emana i decreti avente valore di legge e i regolamenti, indice il referendum popolare nei casi previsti dalla Costituzione, nomina nei casi previsti dalla legge i funzionari di Stato, riceve i rappresentanti diplomatici e poco altro.

Gli articoli del decreto legge sul nucleare sono 35, ne riporterò solo alcuni.

I primi articoli definiscono l’oggetto, richiamano l’Euratom (inizialmente elaborato per coordinare i programmi di ricerca degli Stati in vista di promuovere un uso pacifico dell’energia nucleare, il trattato Euratom contribuisce oggi alla condivisione delle conoscenze, delle infrastrutture e del finanziamento dell’energia nucleare. Esso garantisce la sicurezza dell’approvvigionamento di energia atomica nell’ambito di un controllo centralizzato. Il trattato Euratom mira alla condivisione delle industrie nucleari degli Stati membri della Ue). Nominano l’Aiea (agenzia internazionale per l’energia atomica delle Nazioni Unite con sede a Vienna) l’Aen – Ocse, stessa agenzia con sede a Parigi. Delineato ciò gli articoli successivi evidenziano – La strategia del governo in materia nucleare - ’’Entro tre mesi dalla data di entrata in vigore di tale decreto si adotta un documento programmatico in materia nucleare di concerto con i seguenti ministri: Ministro dello sviluppo economico, delle infrastrutture e dei trasporti, dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, e con il Ministro dell’istruzione, delle università e della ricerca.

Questi e solo questi saranno i ministri chiamati a decidere ed autorizzare dove, come, quando sorgeranno le centrali nucleari in Italia, non meno compensi e finanziamenti da elargire.

Articolo 8, ’Definizione delle caratteristiche delle aree idonee alla localizzazione degli impianti nucleari’ I ministri di cui sopra valuteranno, di volta in volta, i progetti a loro presentati dalle ditte che ambiscono alla realizzazione delle centrali nucleari, i ministri si avvarranno dei seguenti criteri:

Tenendo conto che tutta l’Italia è zona sismica, tenendo conto che hanno già costruito discariche e termovalorizzatori in aree popolate, tenendo conto che i nostri mari sono vittime di ogni sorta di inquinamento edilizio e rifiuti vari, tenendo conto che gran parte del territorio è idrologicamente a rischio continuo di frane, tenendo conto che attendiamo ancora bonifiche rifinanziate di anno in anno, tendendo conto che nei paesi o borghi o comunque zone periferiche rispetto alle metropoli attendono nuovi impianti elettrici, fognari e idrici, ci chiediamo se questi criteri siano fantascientifici. All’articolo 11 punto 3 si recita: in caso di esito positivo dell’istruttoria, l’Agenzia, ovvero il pool di ministri di cui sopra, entro novanta giorni deve rilasciare la certificazione con esito positivo o negativo al progetto a loro presentato. Novanta giorni per capire e valutare se una certa area può essere sfruttata per un impianto nucleare. Dopodichè se l’esito è stato positivo si interroga la regione o provincia interessata, se il chiamato si oppone, si costituisce entro trenta giorni, un Comitato Interistituzionale, i cui componenti sono designati, si legge nel documento, ’in modo da assicurare una composizione paritaria, dai ministri dello sviluppo economico, dal ministro dell’ambiente e tutela del territorio del mare e dal ministro dei trasporti’, ma sono gli stessi!

Tuttavia alla regione è permesso di fare entrare nel Comitato un membro che rappresenti la sua popolazione. Tenendo conto delle molteplici indagini che riguardano collaborazioni politiche criminose e trsversali, ai posteri l’ardua sentenza. Laddove il Comitato, definisca giusta l’autorizzazione, l’impianto verrà messo in opera e guai a chi si opporrà.

Se malauguratamente un impianto nucleare dovrà sorgere o necessiterà di pezzi di terreno privato, si applicheranno le disposizioni di cui l’art. 49 del decreto del Presidente della Repubblica, 8 giugno 2001, n. 327, recante ’testo unico delle espropriazioni per pubblica utilità’, peccato che non solo obbligheranno ai privati cittadini di vendere pezzi dei loro terreni, ma che gli imporranno un servizio non richiesto, non utile e già combattuto.

All’articolo 13 punto 11: ’’...qualora un ente locale si opponga oltre misura, i ministri du cui sopra, rilasceranno un decreto, che ha il sapore di un avvertimento, che darà assoluta e perentoria autorizzazione disponendone la pubblicazione sulla Gazzetta Ufficiale. Tale decreto varrà anche come certificazione del possesso dei requisiti da parte del titolare dell’autorizzazione unica, che a sua volta varrà anche come dichiarazione di ’ pubblica utilità, indifferibilità e urgenza delle opere e, ova accorra, quale dichiarazione di inamovibilità e apposzione del vincolo preordinato all’esproprio dei beni in essa compresi’’. Tale decreto annulla ogni precedente autorizzazione agli strumenti urbanistici, amministrativi, di concessione o nulla osta previsti dall’amministrazione locale.

I titolari dell’autorizzazione ministeriale per la messa in opera degli impianti nucleari vengono riconosciuti responsabili di tutta la filiera nucleare, dalla sicurezza, allo smaltimento dei rifiuti radioattivi. Ricordandoci con quanta facilità, ditte edili di stampo mafioso, siano riuscite ad entrare negli appalti per la ricostruzione dell’Aquila, ci domandiamo, con viva amarezza, dove e come finiremo? I vecchi impianti nucleari verranno smantellati dalla Sogin Spa, nata per garantire questo esecizio, finanziata con i nostri soldi tramite il Cipe.


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