15 e 16 maggio, Sardegna al voto sul nucleare e lo stoccaggio delle scorie
par Luca Rinaldi
venerdì 13 maggio 2011
15 e 16 maggio, Sardegna al voto sul nucleare e lo stoccaggio delle scorie. Un test regionale con forte valenza sul piano nucleare nazionale
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15 e 16 maggio, Sardegna al voto sul nucleare e lo stoccaggio delle scorie. Un test regionale con forte valenza sul piano nucleare nazionale
In Sardegna la tornata referendaria è accorpata alle elezioni amministrative e provinciali, almeno per quel che riguarda il nucleare e lo stoccaggio delle scorie. Così ha deliberato lo scorso 16 marzo il Consiglio regionale che ha approvato la legge che consente di accorpare referendum e elezioni amministrative nelle stesse date. Per cui il 15 e il 16 maggio i sardi saranno chiamati, oltre al rinnovo degli amministratori dei comuni che devono procedere al rinnovo delle cariche, a esprimersi sul chiaro quesito “Sei contrario all'installazione in Sardegna di centrali nucleari e di siti per lo stoccaggio di scorie radioattive da esse residuate o preesistenti?”. Un referendum che non si mostra inutile perché il governo ha fatto un passo indietro sulla questione nucleare, ma il reattore è solo finito in soffitta e non definitivamente,solo per questioni di convenienza. E di tempo.
Infatti il quesito sul nucleare nel referendum del prossimo 15 e 16 giugno rischia di decadere. Il governo infatti, per ‘dribblare’ il quesito, lo scorso 20 parile ha proposto un emendamento nel decreto omnibus che prevede l’abrogazione delle norme sull’atomo. Il documento, già approvato al Senato, è ora al vaglio della Camera e dovrà essere approvato anche da questa per diventare legge. L’approvazione, arriverà probabilmente entro la settimana. In pochi giorni Napolitano dovrebbe firmare la legge licenziata dalla Camera, dopodiché la Cassazione valuterà se il quesito referendario sul nucleare sarà inutile o se dovrà essere proposto in maniera ristretta, fermo restando che gli altri quesiti (acqua e legittimo impedimento) rimarranno validi.
Ma c’è da aspettarsi che, quando la paura di Fukushima sarà svanita, la lobby del nucleare, parlamentare e non, tornerà alla carica.
Il referendum sardo ha valenza regionale, e anche nel caso in il quesito sul nucleare nel referendum abrogativo del 12 giugno dovesse venire meno, in Sardegna resta il referendum consultivo del prossimo 15 e 16 maggio. Come per il quesito referendario del 12 giugno a livello nazionale, anche nel referendum sardo del 15 e 16 maggio si esprimerà la contrarietà riguardo al quesito con un SI e il parere favorevole con un NO.
Il quorum sarà raggiunto al 33%, e le associazioni ambientaliste con tanti cittadini sardi, rivendicano, con colpevole silenzio di molta parte della stampa, che il voto è importantissimo, in quanto, si legge sul sito di Legambiente Sardegna, “in caso di mancato quorum al referendum nazionale e se il risultato della consultazione vedrà prevalere i contrari al nucleare, la Sardegna potrà far valere il parere contrario nell’ospitare centrali nucleari (possibilità sancita dalla sentenza n. 33 del 2 febbraio 2011 dalla Corte costituzionale).”
E la preoccupazione dei sardi riguardo il nucleare e la possibilità di diventarne il “paradiso” per centrali e scorie è stata alta fin da subito da quando è stato riproposto il ritorno al nucleare da parte dell'attuale governo. Le preoccupazioni dei cittadini sardi sono state poi confermate dal numero uno dell INGV (Istituto nazionale di geofisica e vulcanologia), Enzo Boschi, il quale dichiarò durante una audizione davanti alla commissione Territorio e ambiente del Senato: "La Sardegna è l’area italiana migliore per la costruzione di centrali nucleari, perché è la più stabile dal punto di vista sismico – per poi aggiungere - Si potrebbero fare tutte e quattro le centrali nucleari che il governo intende costruire lì". Era il marzo 2009. Pochi giorni prima dell'audizione di Boschi a Palazzo Madama, così parlo il Presidente della Regione Ugo Cappellacci "nessuna centrale nucleare verrà costruita nell'Isola: se vorranno farlo, dovranno passare sul mio corpo". Posizione, quella di Cappellacci, che è stata ribadita proprio in questi giorni a ridosso dello stesso referendum.
Fatto sta che dopo un tira e molla e varie mappe dei siti nucleari rilanciate (una addirittura risalente al primo piano nucleare del 1979), Oristano è stato individuato come il porto che ospiterà l'unica centrale nucleare che dovrebbe sorgere in Sardegna. Sempre che l'opera di convincimento sul nucleare di cui spesso parla Silvio Berlusconi vada a buon fine.
Ovviamente la querelle sulle mappe dei siti non è mai finita, data la linea di scarsa trasparenza che il governo ha deciso di mantenere sulla questione fin dalle prime battute, ed eliminando i criteri sulla pubblicità delle decisioni sui siti, all'interno dell'ultima formulazione del decreto. Qualcuno teme infatti che la Sardegna possa ospitare anche più di un reattore, soprattutto in virtù dell’installazione del cavo sottomarino Sapei di Terna S.p.A, “ribattezzato il cavo dei record”, in grado di trasportare fino a 1000 megawatt di potenza da Porto Torres a Latina. La Sardegna così va al referendum il 15 e il 16 maggio. Un referendum regionale che diventa un test nazionale e che, in caso di vittoria dei NO o del mancato quorum nel referendum del 12 e 13 giugno nel resto d'Italia, solleva la Sardegna dal 'fardello nucleare' e dallo stoccaggio delle scorie.