1.000 licenziamenti dell’Alcoa in Sardegna

par Paolo Borrello
mercoledì 11 gennaio 2012

In Sardegna c’è un tasso di disoccupazione molto alto. Ciò non sembra interessare alla proprietà della multinazionale dell’alluminio Alcoa. Infatti è più che probabile la chiusura dello stabilimento di Portovesme, nel sud ovest della Sardegna. Sono possibili quindi circa 1.000 licenziamenti, 500 dei quali nelle aziende dell’indotto. Infatti l’Alcoa ha annunciato la riduzione delle capacità produttive o la fermata delle attività in tre stabilimenti in Europa: uno è in Italia, a Portovesme, gli altri due in Spagna, a La Coruna e Aviles. L'obiettivo, spiega la multinazionale Usa, è di completare il piano entro la prima metà del 2012.

Gli stabilimenti in Sardegna e Spagna “sono – ha sottolineato l'azienda - tra i siti con i più alti costi nell'ambito del sistema Alcoa”. A Portovesme, Alcoa inizierà il processo di consultazione per chiudere permanentemente l'impianto. La Coruna e Aviles sono pianificate come fermate parziali e temporanee. Al via da subito le consultazioni con i rappresentanti sindacali e le istituzioni governative. Oltre alle chiusure e alle riduzioni, Alcoa intende accelerare il piano per ridurre il costo delle materie prime impiegate nel suo business dei prodotti primari e modificherà la capacità di tutto il suo sistema di raffinazione globale per rispondere alla domanda interna e alle condizioni dominanti di mercato. Le riduzioni o le fermate corrispondono a 240.000 tonnellate, ovvero circa il 5% della capacità totale di produzione di Alcoa.

La capacità di Portovesme è di 150.000 tonnellate, mentre La Coruna e Aviles producono rispettivamente 87.000 e 93.000 tonnellate all'anno. Secondo l'azienda, le decisioni assunte contribuiranno all'obiettivo a lungo termine di Alcoa di migliorare di 10 punti percentuali la sua posizione nella curva dei costi di produzione dell'alluminio a livello mondiale. Questa azione aumenterà anche la competitività di Alcoa nell'attuale condizione di volatilità dei prezzi del mercato dell'alluminio, diminuiti di oltre il 27% dal picco nel 2011.

Subito le prime reazioni da parte dei sindacati. “Il Governo intervenga per evitare la chiusura dello stabilimento Alcoa di Portovesme”. A chiederlo sono il segretario nazionale della Fim-Cisl, Marco Bentivogli e Sandro Pasotti, coordinatore nazionale, dopo che è stata annunciata agli analisti e alle rappresentanze sindacali la decisione dell'Alcoa “di un pesante taglio del 12% della sua capacità produttiva mondiale e dei suoi ‘assets’ produttivi corrispondenti al 7,5% in Usa e al 5,5% in Europa. Ciò corrisponde in Europa alla chiusura di due stabilimenti in Spagna e a Portovesme in Sardegna”. La decisione annunciata, hanno sottolineato i due sindacalisti, “rischia di rappresentare l'innesco di una bomba sociale in un territorio come il Sulcis e la Sardegna già gravata da pesanti problemi”. Questa volta, hanno rilevato, “Alcoa, non ha accampato l'alibi dell'energia, tema che, peraltro, ha una soluzione almeno fino a dicembre e con le precondizioni di proroghe per il periodo successivo. L'azienda sostiene che lo stabilimento di Portovesme ha costi eccessivi e che genera perdite. Per ridare stimolo ai prezzi dell'alluminio (oggi 2.893 per tonnellata) e per ridurre i suoi costi il presidente e “ceo” del gruppo Klaus Kleinfield ha presentato un piano di riduzione di 531.000 tonnellate di produzione. Rispediamo al mittente ogni ipotesi di chiusura di Portovesme”.

“Abbiamo dato tutte le disponibilità a trovare ogni strada per accrescere l'efficienza dello stabilimento, financo lo scorso 15 novembre nell'incontro tenuto al ministero dello Sviluppo Economico. Non accettiamo la logica liquidatoria di attività produttive fondamentali. Alcoa ha una responsabilità oltre che con i lavoratori e il sindacato italiano, anche con il nostro Governo, come sottoscritto nell'accordo del 17 maggio 2010. Pertanto chiediamo all'azienda di interrompere ogni iniziativa e chiediamo un urgente coinvolgimento del ministro dello Sviluppo Economico, Corrado Passera e del premier Mario Monti”, hanno concluso i sindacalisti.


Leggi l'articolo completo e i commenti