(In)ter(per) culturando: Andrea Di Consoli - parte I
par BarbaraGozzi
giovedì 14 gennaio 2010
1 Introduzione.
Andrea Di Consoli nasce a Zurigo nel 1976. Ha vissuto in Lucania, terra d’origine dei suoi genitori. Dal 1996 vive e lavora a Roma. Consulente editoriale, giornalista free-lance per diverse testate tra cui Il Messaggero e Il Riformista, collaboratore di programmi radiotelevisivi della Rai, scrittore (non in ordine di importanza). Ha pubblicato saggi; le raccolte poetiche: Discoteca (Palomar di Alternative, 2003), La navigazione del Po (Aragno, 2007) e Quaderno di legno (Edilet-Edilazio Letteraria, 2009); un libro di racconti: Lago negro (L’ancora del Mediterrane, 2005); e romanzi: Il padre degli animali (Rizzoli, 2007) e La curva delle notte (Rizzoli, 2008).
Andrea Di Consoli nasce a Zurigo nel 1976. Ha vissuto in Lucania, terra d’origine dei suoi genitori. Dal 1996 vive e lavora a Roma. Consulente editoriale, giornalista free-lance per diverse testate tra cui Il Messaggero e Il Riformista, collaboratore di programmi radiotelevisivi della Rai, scrittore (non in ordine di importanza). Ha pubblicato saggi; le raccolte poetiche: Discoteca (Palomar di Alternative, 2003), La navigazione del Po (Aragno, 2007) e Quaderno di legno (Edilet-Edilazio Letteraria, 2009); un libro di racconti: Lago negro (L’ancora del Mediterrane, 2005); e romanzi: Il padre degli animali (Rizzoli, 2007) e La curva delle notte (Rizzoli, 2008).
Andrea Di Consoli è artisti poliedrico, frammentato da talenti, necessità pratiche e creative. E’ sfuggente, difficile rintracciare suoi interventi on line salvo qualche preziosa collaborazione come nel caso della rubrica La stanza dello scirocco nell’open blog Letteratitudine di Massimo Maugeri (link tra le fonti- n.d.r.). Di queste frammentazioni, contorsioni, la sua scrittura ne è diretta espressione. Corse e impegni, famiglia, sentimenti e affezioni, passioni tra letteratura e storie, galleggiamenti faticosi nel mondo dell’editoria italiana quanto in quelli stratificati delle scritture.
2 Quaderno di legno.
Faccio il caffè, poi mi siedo
Nel bagno e apro la finestra,
e guardo in silenzio
gli aerei che vanno a scedere a Ciampino.
E’ da tanti anni ormai che
Non mi riconosco più allo specchio:
i capelli radi, la tosse forte, la pelle stanca,
il faccione grosso e trascurato.
Ogni mattino un po’ piango
Perché la notte sogno troppo
(da ‘Reparto n.2’ – giorno dopo giorno, a Roma)
Questo ’piccolo libro’ come lo definisce l’autore stesso, è diviso in ’reparti’, come stanza aperte, costruzioni di parole ad assemblare concetti, sensi, persone e percezioni che dal vivere dell’autore diramano, lingue infuocate e gelide che lambiscono. La scelta stessa del termine, ’reparti’, non potrebbe essere più centrata. Sono pagine pregne di ospedali e cliniche, malattie, mali, dolori di carne e di anime. Ma anche di corpi che vanno e vengono, di osservazioni della nuda carne. Di pensieri che sui corpi non si soffermano per necessità di bellezza o plastica perfezione, piuttosto per scarnificare.
Le poesie di ’Quaderni di legno’ sono martellanti, veloci. Parole infilate tra loro come piccole perline in un filo dai contorni sfumati, la cui lunghezza sfugge alla vista. Ci sono pagine d’una tenerezza devastante come quando l’autore si rivolge alla moglie o riporta tratteggi di momenti vissuti col figlio. Ma ce ne sono altre dove la consapevolezza di fatiche, malattie, corse e scelte che allontanano, restituiscono sapori amari, puzzo di pesantezza, una sensazione di fame indefinita. Fame per qualcosa che si è cercato senza trovarlo, dal sapore della quiete, delle soddisfazioni (né piccole, né grandi) per ciò che si è e si fa, la gioia di godere di momenti intimi, familiari che paiono negati per nominazione. C’è spesso un alone, sulla pelle, vicino all’epidermide. La consapevolezza della sofferenza. Poi, non meno meritevoli di nota, i versi che affondano i denti nel mondo, nell’attorno che è società, costumi, religioni, morali e fedi mutevoli. In un reparto, il numero nove ad esempio, Di Consoli scrive della carne delle donne, della sessualità e degli organi sessuali femminili (e maschili) senza risparmiare termini espliciti, senza stemperare toni. Alcune poesie si possono rintracciare dal blog wordpress di Comunità Provvisaria (link scovato per caso on line, tra le fonti – n.d.r.). Un assaggio:
Tu hai creato
[concepito]
il glande,
la clitoride,
l’orgasmo,
la coincidenza
dei corpi
[dell’uomo dietro
a una donna,
come i cani].
[concepito]
il glande,
la clitoride,
l’orgasmo,
la coincidenza
dei corpi
[dell’uomo dietro
a una donna,
come i cani].
"Senza timore viene da dire che si prende il meglio dal male"ha scritto Nunzio Festa su Book and other sorrows di F.Mazzucato (link tra le fonti – n.d.r.).
Rivolgo alcune domande ad Andrea Di Consoli.
Nella ’nota dell’autore’ a Quaderno di legno’ scrivi:
Li pubblico (questi duri versi) con l’unica speranza che, fra qualche tempo, quando io non ci sarò più - e quando sarà per sempre cancellato e dimenticato il tempo del disprezzo per la poesia - qualcuno possa trovare custodite in questo piccolo libro [...] delle poesie sincere, che scrissi pensando ai lettori ancora non nati.
Mi spieghi chi sono ’i lettori non nati’? Che tipo di ascolto manca e ti manca? E’ un problema italiano, secondo te, generazionale o del mercato editoriale in quanto tale? Ma anche: è legato prioritariamente alla poesia, oppure lo senti anche nella narrativa, quanto meno nei romanzi che hai scritto?
«Dico la verità: sono molto insoddisfatto dalla capacità di ascolto e di provare sentimenti del mio tempo. I lettori del mio tempo - tranne rare eccezioni -mi hanno sempre come fatto vergognare di quel che ho scritto. Troppo autobiografismo pettegolo, troppa sociologia da quattro soldi, troppe letture superficiali. Nonostante questo, ho deciso di pubblicare un altro libro di poesie, rinnovando ancora in me l’orribile sensazione che dona, oggi, l’essere poeta, il fare poesia. Come essere un pagliaccio, un ridicolo poveraccio. Ti confesso che mi rende più felice saperlo non letto, questo libro, che non letto. M’irrita l’idea che qualcuno l’abbia letto. Strano, no?»
Mi accompagneresti tra i ’Reparti’ di ’Quaderno di legno’? Come sei arrivato a disegnare la piantina di queste stanze? E come sono state costruite, nel tempo?
«I libri di poesia nascono da sé. Le mie poesie non sono molto elaborate, ci torno su poche volte. Alla fine mi sono accorto che tutto l’impianto del libro aveva la pianta di un ospedale con i suoi tanti reparti. Non dimentico mai che la perla è la malattia della conchiglia, non la sua forza».
Li pubblico (questi duri versi) con l’unica speranza che, fra qualche tempo, quando io non ci sarò più - e quando sarà per sempre cancellato e dimenticato il tempo del disprezzo per la poesia - qualcuno possa trovare custodite in questo piccolo libro [...] delle poesie sincere, che scrissi pensando ai lettori ancora non nati.
Mi spieghi chi sono ’i lettori non nati’? Che tipo di ascolto manca e ti manca? E’ un problema italiano, secondo te, generazionale o del mercato editoriale in quanto tale? Ma anche: è legato prioritariamente alla poesia, oppure lo senti anche nella narrativa, quanto meno nei romanzi che hai scritto?
«Dico la verità: sono molto insoddisfatto dalla capacità di ascolto e di provare sentimenti del mio tempo. I lettori del mio tempo - tranne rare eccezioni -mi hanno sempre come fatto vergognare di quel che ho scritto. Troppo autobiografismo pettegolo, troppa sociologia da quattro soldi, troppe letture superficiali. Nonostante questo, ho deciso di pubblicare un altro libro di poesie, rinnovando ancora in me l’orribile sensazione che dona, oggi, l’essere poeta, il fare poesia. Come essere un pagliaccio, un ridicolo poveraccio. Ti confesso che mi rende più felice saperlo non letto, questo libro, che non letto. M’irrita l’idea che qualcuno l’abbia letto. Strano, no?»
Mi accompagneresti tra i ’Reparti’ di ’Quaderno di legno’? Come sei arrivato a disegnare la piantina di queste stanze? E come sono state costruite, nel tempo?
«I libri di poesia nascono da sé. Le mie poesie non sono molto elaborate, ci torno su poche volte. Alla fine mi sono accorto che tutto l’impianto del libro aveva la pianta di un ospedale con i suoi tanti reparti. Non dimentico mai che la perla è la malattia della conchiglia, non la sua forza».
La verità sarebbe solo
ciò che rimarrebbe uguale
anche se non accadesse (mai).
Le cose succedono sempre,
ma cosa succede
per davvero: un fatto?
(Non le storie, perciò,
ma le ragioni interne
andrebbero perseguite).
[…]
Cosa, dunque, è duraturo?
La solitudine della filosofia,
o l’essenza delle idee
E cosa siamo senza storie,
senza gli echi della piazza?
(La verità, poi, siamo
sicuri che ci basta?)
[da ‘reparto n.7 – pagana e oscena filosofia del paese’, Quaderno di legno)
Realtà e finzione. Ombelico e corpi. In ’Quaderni di legno’ i versi raccontano di ciò che conosci, vivi o hai vissuto, dunque persone, letteratura, fatti, percezioni che in un qualche modo ti hanno toccato. Sfera intima e personale compresa. Evidentemente tutto questo ti lascia ’nudo’, quanto meno nell’immediato. Ma in un’epoca di fiction e reality perenne, quando ci si spoglia dentro e fuori si è messi in discussione. Quanto il reale in questo libro è piegato dalla poetica? Quanto le tue intimità di uomo (e dunque anche artista, marito, padre, osservatore sociale, scrittore nelle varie declinazioni) ’parlano’ a chi legge, secondo te? Perché questa necessità di tirarle fuori pubblicamente, rischiando una nudità fragile, controversa e fraintendibile?
«Perché ho poco tempo a disposizione. E quindi devo dire le cose come, dal mio punto di vista, stanno. Poi perché nonostante io non sia un fanatico della letteratura, nel senso che potrei farne benissimo a meno, penso che valga la pena scrivere solo quando ci si denuda di fronte a una verità, a una cosa vera che pensi. Mi annoia non capire, mi annoia la bella pagina fine a se stessa, mi annoiail feticismo dello stile imperante. Tutto questo, hai ragione tu, viene spesso frainteso, perché tutti ormai leggono il denudarsi della verità come un denudarsi esibizionistico, tipo nani e ballerine. Pazienza. Aspetto, come ho scritto nella nota finale del libro, lettori futuri, un tempodiverso e nuovo».
In ’Reparto numero 1’ c’è un passaggio che mi ha molto colpito:
Si scava per sfiancarsi di nostalgia e di angoscia.
Di nuovo c’è pure che le mie parole si sono come smitizzate,
mi paiono come suoni odorosi di carne marcia,
eppure continuo a metterle in fila sulla carta,
ma non c’è nessuna differenza effettuale, credimi,
tra il parlare e il tacere, tra la letteratura e il niente.
Qual è dunque, il ’senso’ di questo continuare a scrivere, scavare, esporsi, cercare se non si attendono ’effetti’? Non ci sono tracce, secondo te, nelle tue poesie? Nei romanzi?
«Si cerca un segno, una rivelazione, una variazione da un paesaggio, da un muro, da un gesto famigliare, finanche qualche minutoprima di morire. Il mio razionalismo m’impedisce di sperare in varchi clamorosi, ma ogni uomo e ogni scrittore ha speranza chenonostante la durezza della maturità, dello scavo petroso, si possa arrivare a qualcosa, a stringere una pietra finalmente calda. Ogninostro gesto, infatti, e quindi anche scrivere, è dire "sì" alla vita. Finché si dice "sì" alla vita c’è una speranza che tutto questo possa avere un senso».
Ringrazio Andrea di Consoli.
Fonti
Recensione a ‘Quaderni di legno’ di Nunzio Festa.
L’intervista di Massimo Vecchi su Retidedalus.
Poesie della disperata carne, rintracciate on line dal blog wordpress di Comunità Provvisaria.
Gli approfondimenti di Di Consoli, all’interno dell’open blog di Massimo Maugeri, con cui collabora ne La stanza dello Scirocco.
Su Ibs, le pubblicazioni di Andrea Di Consoli.
Recensione a ‘Quaderni di legno’ di Nunzio Festa.
L’intervista di Massimo Vecchi su Retidedalus.
Poesie della disperata carne, rintracciate on line dal blog wordpress di Comunità Provvisaria.
Gli approfondimenti di Di Consoli, all’interno dell’open blog di Massimo Maugeri, con cui collabora ne La stanza dello Scirocco.
Su Ibs, le pubblicazioni di Andrea Di Consoli.
------------------------------------
Prossimamente:
(3) Il padre degli animali e (4) La curva della notte.
(5) Alcune considerazioni sparse.