Riotta contro internet

par maurizio carena
sabato 24 gennaio 2009

Propaganda: dal latino "cosa da propagare, da diffondere"

Gianni Riotta ha recentemente affermato che "definire la verità(...) non funziona più su internet". (13 gennaio 2009, "Grandi lezioni di giornalismo" presso l’auditorium Parco della musica di Roma). 

Nella medesima sede ha poi stigmatizzato Richard Rortry, il filosofo neopragmatista che, criticando l’idea di una verità come corrispondenza del pensiero con una presunta realtà esterna, legittimerebbe quella che Riotta definisce "l’informazione del XXI secolo, costellata di falsi d’autore", cioe’ internet, "la (cui)verità non ci rende liberi, ci rende schiavi". Parola di Riotta che, in questa "lezione di giornalismo" (!) ci rammenta, bonariamente, pacatamente, che "la verità è moltiplicata ad infinito nel caleidoscopio dei siti internet, deformata dallo specchio astuto degli specialisti della propaganda"; quindi si domanda, per nulla retoricamente, "che resterà dell’opinione pubblica, tramontati i mass media?" E poi, ancora: "che resterà della democrazia senza opinione pubblica critica?" 

Già che c’era poteva domandarsi che ne sarebbe stato del sistema solare senza il TG1, (ovvero ciò che lui intende per "verità ") oppure come potremmo allacciarci le scarpe, la matttina, senza le sue "grandi lezioni di giornalismo" (ovvero ciò che lui intende per "opinione pubblica").

E si, perché questo delirio sulla "verità" sull’ "opinione pubblica" e sul "tramonto dei mass media", recentemente divulgato in uno dei più importanti auditorium d’Italia, di fronte a un’elite pagante e riportato nella "autorevole" pagina della cultura del Corriere della Ser(v)a, merita una riflessione.

Riotta Gianni, colui che afferma che "la verità esiste", è il direttore del tg1, il piu’ seguito tg del Paese con 30 (trenta) milioni, ripeto, 30 milioni, di spettatori.

Riotta Gianni, un giornalista mainstream tra i più famosi d’Italia, già vicedirettore di quotidiani come La Stampa, vincitore del famosissimo (?) European Award col suo libro "il principe delle nuvole" e inserito dalla rivista "Foreign policy" tra i "cento intellettuali più influenti"...al mondo. Al mondo....
Non è mica uno qualunque il Riotta; è una persona importante, omaggiato dal potere e dai mainstream (del potere), ascoltato dalla classe dirigente, che ha bisogno delle sue parole, delle sue "verità" per continuare a dirigere.

Riotta Gianni dice che "i postmoderni hanno torto (perché) la verita’ esiste". E se ci dice questo vuol dire che sa di cosa parla, quindi sa qual’è la verita’. 
Egli possiede, evidentemente, una specie di demone socratico, però al contrario; quello di Socrate, com’è noto gli proibiva il male, quello di Riotta gli dice la "verità".
La verità di Riotta, potrebbe obiettare qualcuno. Sì, diciamo noi, però Riotta e le sue verità entrano tutti i giorni nel cervello di 30 milioni di italiani; tutti i giorni, di tutte le settimane, di tutti i mesi, di tutti gli anni in cui questo "creatore di opinione pubblica" sarà a capo del piu’ diffuso tg nazionale.

Lui che, dall’alto del tg1, dispensa a 30 milioni la verità e noi, in basso, che la "apprendiamo". Questa è l’opinione pubblica che piace a Riotta: quella creata dalla sua "verità". Del resto siamo "liberi"... di cambiare canale.

Se io, poniamo, scendessi in strada a fermare la gente che passa per dirgli che "la verità esiste", la reazione dei passanti sarebbe, credo, quella di arretrare un paio di passi con un mezzo sorriso di compassione o, al massimo, chiamare il 118, ma se sono il capo della propaganda, pardon, il direttore del tg1, allora gli stessi, mi seguono in tv o pagano il biglietto per ascoltarmi o mi leggono sul Corsera. 
Le scienze sociali ci confermano che, in questo campo, l’abito fa il monaco. Assolutamente. (sic)
 
Riotta Gianni: lui millanta un concetto aristotelico della verità, eterno ed immutabile. Usa l’esempio: "la neve è bianca (se la neve è bianca)", ma tanto valeva dirci direttamente che la verità è quella fabbricata e divulgata dagli studi Rai di Saxa Rubra.

In realtà Riotta ha un concetto di verità molto flessibile, adattabile al potente di turno, altro che "immutabilità aristotelica". Il suo è, parafrasando un celebre sociologo, un "servilismo liquido".

Dalle sue parole traspare, nemmeno troppo dissimulata, una nostalgia per i bei tempi andati in cui tutto il sapere era scritto e fissato per sempre; un rimpianto per i quindici secoli di arretratezza e buio culturale succeduti alla filosofia greca, secoli in cui gli amanuensi benedettini copiavano e ricopiavano la "verità", ovvero che la Terra era piatta ed al centro dell’universo e il papa (anche se ricco, divorziato e donnaiolo) infallibile. Tutto era fermo ed immobile, anche perché tutto era scritto. Anche, e soprattutto, la verità. 

Il richiamo di Riotta ad Aristotele ci mostra molto bene cosa intenda per verità la moderna ideologia del potere. 

Certo, vista la "statura" del Riotta c’è da dubitare che verra preso a modello per i prossimi secoli, anche perchè, mentre per sbarazzarci (culturalmente) delle pastoie aristoteliche ci sono voluti secoli, lotte, guerre, processi ai Galileo e roghi ai Giordano Bruno, per smascherare le menzogne e le omissioni del "nostro" ci basta internet.

E qui arriviamo al punto centrale del riotta-pensiero, visto che, a suo dire, "la rete cancella l’opinione pubblica" (corsera, 19 gennaio 2009, pag 31).
 
Questo dice Riotta: "la rete cancella l’opinione pubblica".
 
Affermazioni di questo tipo sono possibili solo in regimi dove vige un sistema dottrinale particolarmente rigido e perfezionato, come l’Italia, Ma non si deve far l’errore di pensare che siano parole in libertà o dette a caso.

In realtà Riotta sa che la maggioranza degli italiani ha solo lui ( e quelli come lui) come fonte informativa e quindi sa che ha buon gioco e il suo delirante soliloquio verra’ metabolizzato e (più o meno) accettato.

Epperò c’è un problema: internet. Internet toglie la maschera a Riotta.
Basta una piccola ricerca su Google per capire chi è Riotta e molte altre cose. Questo è il problema. Questo è il problema.

Per Riotta internet è un grossissimo problema: una catastrofe.

Ce lo spiega lui stesso, nella "grande lezione di giornalismo": "è dura la strada della verità(...)meglio rifugiarsi nelle tenebre, rallegrate da You Tube(...) "nei blog dell’internet (dove)ognuno vede quel che vuole già vedere".
 
Forse queste parole ai più giovani internauti possono far sorridere, ma l’Italia è il Paese con la più alta percentuale di vecchi del mondo: milioni e milioni che si imbottiscono a pranzo e cena di Riotta (e Giordano e Mimun e Costanzo e Fede etc), imparano la "verità" e poi vanno a votare. Non è mica un caso che al comando dell’ "azienda Italia" ci sia un vecchio plutocrate e la sua gang di avvocati e commercialisti a spartirsela.

Internet è un costante pericolo per la video-verità governativa del tg1 (e di tutti gli altri).

Internet e’ uno schiaffo in faccia ai propagandisti di professione. Li ridicolizza!
Inoltre, cosa altrettanto pericolosa, permette alla gente di unirsi e l’associazione è il principale nemico di ogni totalitarismo.

Così come l’Urss, per rendere più credibile la Pravda, doveva sigillare le frontiere, per evitare che la gente comunicasse e vedesse cose che avrebbero potuto incrinarne l’ortodossia, così il regime attualmente al potere in Italia cerca di far sì che la massa si informi solo da fonti "allineate" al potere: i mainstream media.

Del resto, da sempre, il crimine supremo è quello di insegnare allo schiavo a leggere. Non c’è nulla di meglio, per imporre l’obbedienza, che l’ignoranza e la paura, e a questo servono i media mainstream e i Riotta: a mantenerci nell’ignoranza funzionale al potere e darci periodicamente un "nemico".

Nell’era di internet la propaganda governativa sta incontrando serie difficoltà.

La gente comincia ad informarsi autonomamente. Questo, per il sistema, è una tra le peggiori minacce.


Qualcuno potrebbe fare domande. Qualcuno potrebbe impicciarsi in fatti non suoi. Qualcuno potrebbe voler partecipare alla cosa pubblica. Sono queste tragedie, per la casta, che devono essere stroncate a qualunque costo.
Per questo c’e Riotta a capo del tg1. Non per caso.

Sorgono quindi grossi problemi, per chi detiene il comando: come controllare la mente della gente, come fargli approvare le politiche governative, come fare accettare la guerra, la crisi, la disoccupazione, mentre la casta al potere sperpera miliardi e viaggia in jet? A questo servono i Riotta, e per questo internet rappresenta una terribile minaccia al privilegio, alla struttura di potere stesso, perché nessun regime può comunque reggersi senza consenso, nemmeno l’attuale video-fascismo.

Internet è il problema. Ma non si puo’ dire apertamente: questo è un problema, se possibile, ancora più grosso. Allora si cercano pretesti, si spaventa l’opinione pubblica, si sequestrano i blog, si mantiene una legislazione d’emergenza (la "Pisanu 2005). E si usa l’ideologia dei Riotta.

In Italia:
  -nell’ultimo anno, la penetrazione della banda larga per pc è diminuita. E’ un caso?
  - solo il 17% delle famiglie dispone di un pc, a fonte di una percentuale doppia e tripla nel resto d’Europa (specie del Nord ). E’ un caso?
  - vi è la piu’ bassa percentuale europea di terminali pubblici di internet (e si è sottoposti a schedatura). E’ un caso?
 - la legislazione in materia di internet è soggetta a una decretazione antiterrorismo risalente al 2005 e sempre prorogata, che ne limita moltissimo la diffusione. E’ un caso?
 - vi sono stati i casi di sequestro/oscuramento web più clamorosi del pianeta, come per esempio Pirate bay (agosto 2008), Indymedia 2004,2005), Carlo Ruta (2004), per non dire dell’ "Italian crackdown" del 1994, una delle maggiori operazioni di repressione poliziesca della storia del web. E’ un caso?
 - una legge del 2001, la famigerata 62/01, introduce il concetto di "prodotto editoriale" per i siti web, ovvero parifica il web alla stampa e permette di applicare le liberticide leggi italiane sulla stampa, di matrice fascista, anche al web. E’ un caso?
 -esempi di censura governativa si sono visti col pretesto della lotta alle scommesse on line e alla pedofilia in rete: siti oscurati dalla "polizia delle comunicazioni" e arresti di pedoporno on line. Peccato che non si è usato lo stesso zelo contro tutto il resto dell’enorme universo del gioco clandestino o contro, poniamo, la pedofilia vaticana (tollerata, impunita e assente nel tg di Riotta) .

Mi domando: sono tutte coincidenze?

Mi pare evidente che, al di là della retorica mediatica, il potere tema il web, lo percepisca come una minaccia e impronti ogni suo atto alla repressione della libera informazione in rete.

La lotta contro internet si inserisce poi in un contesto che si commenta da solo: l’Italia e’ piazzata dal rapporto Freedom House 2008 al 65º posto al mondo come "libertà di stampa" e tra gli ultimi in Europa. La sua collocazione rientra ancora tra quelle dei Paesi "liberi", ma per il rotto della cuffia: siamo in zona border line, a ridosso di Paesi "parzialmente liberi" e per alcuni anni(2004-2006-2006) siamo stati classificati "paese parzialmente libero", tra la Bulgaria e il Botswana.

Il conflitto d’interessi del plutocrate capo del governo e dei media, la pubblicitaà strutturata per strangolare gli outsider, una legislazione che prevede per i "giornalisti" albo e "reati a mezzo stampa", un’ingerenza politica, (peggio: partitica), nei media, che ha pochi eguali al mondo, fanno si che persino un ente, molto conservatore, come quello sopra citato non possa esimersi dal riconoscere una situazione scandalosa.

In realtà la situazione è di gran lunga peggiore di quella descritta dal think thank statunitense.

In Italia i giornalisti onesti vengono intimiditi con le cause civili milionarie, censurati dai direttori,  cancellati dai media: sono questi metodi molto più sofisticati delle pallottole di moda in Russia e delle prigioni cinesi.

E così mentre c’è un relativo clamore per Anastasia Baburova, l’ultima giornalista recentemente ammazzata in Russia, di Carlo Vulpio, censurato dal Corsera nessuno parla, nessuno nemmeno sa. Entrambi sono stati ridotti al silenzio, una con le pallottole, l’altro con metodi molto più raffinati. La Russia, in tema di repressione d’opinione, dovrebbe venire a lezione da noi.

Per esempio: un conduttore tv intervista un giornalista che presenta un suo libro e, dopo pochi mesi, l’authorithy delle comunicazioni condanna la tv a una multa per "offesa al Presidente della Repubblica". (Mi riferisco alla recente condanna del programma "Che tempo che fa" e all’intervista a Travaglio).

Ma "offesa al re" è anche lo stesso pretesto con cui e’ stato recentemente censurato (e pure arrestato) Ahmed Benchemsi, il giornalista marocchino direttore di un giornale sgradito alle autorità (agosto 2007).

Riguardo ai media, come si vede, siamo molto distanti dalle democrazie liberali e assai vicini al regime marocchino. E non solo geograficamente.

Per questo internet è il nemico.

Ed è il nemico anche per le intelligence dei governi. Nel gennaio 2006 è stato declassificato un importante documento del Pentagono, intitolato: "Information Operations Roadmap 2003" in cui si definisce internet come un "sistema d’arma nemico" e si danno dettagliatissime indicazioni su come comportarsi di conseguenza. Non mi pare di avere mai visto o sentito questa "non" notizia sul tg di Riotta.

In realtà quella di Riotta è solo propaganda. Quelle stesse tecniche di propaganda inventate nel XX secolo da Bernays e dal team della celebre commissione Creel del 1916 negli USA.

Tecniche poi usate da Goebbels in Germania vent’anni dopo.

Tecniche poi massivamente usate, dal secondo dopoguerra in poi, da governi, partiti, multinazionali.

Tecniche per farci dire di sì in modo quasi scientifico, quasi automatico, quasi senza pensare, credendo di pensare: tecniche di propaganda appunto.

Tecniche ben analizzate dal "modello della Propaganda" di Chomsky.

E le usano ancora oggi. Soprattutto oggi. E le usano sempre meglio e sempre di più.

Per questo i Travaglio sono querelati.

Per questo i Vulpio sono censurati.

Per questo internet è un problema.

Per questo la verità deve essere quella del tg1 di Riotta. Fin quando glielo permetteremo, ascoltando la sua verità ovvero le sue menzogne.

Perché la verità non si può avere in tasca. Né la si puo’ trovare.
La verità la si può solo cercare. E quella fatica, di cercare, di camminare, è la nostra dignità e la nostra libertà.


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