Le banche islamiche scoppiano di salute

par Susan Dabbous
mercoledì 8 ottobre 2008

Finanza islamica....in tempi di crisi ne sentiremo parlare molto

Le banche islamiche e la sfida della crisi finanziaria mondialeSecondo un recente rapporto del Fondo monetario internazionale, le banche islamiche scoppiano di salute. Uno sguardo generale al fenomeno che suscita interesse anche in Italia Depositare i propri risparmi in un conto corrente senza ricevere volontariamente i tassi d’interesse. Non è utopia né masochismo, ma rispetto capillare dei dettami della sharia, la giurisprudenza coranica che vieta la riba (interessi legati al fattore temporale).

Per venire in contro alle esigenze di una larga fetta di clientela, molto osservante della religione, le banche nei paesi a maggioranza musulmana si sono “convertite” in modo massiccio al sistema della finanza islamica, che ha assistito ad un vero e proprio boom dopo l’11 settembre grazie al ripiegamento dei capitali arabi nei propri mercati finanziari. Per non incorrere in confusione occorre però specificare che "la differenza tra una banca convenzionale araba ed un istituto di credito che abbraccia l’etica coranica- spiega Corrado Scafa, laureato in scienze statistiche con una tesi sulla finanza islamica- è che la prima ricalca il sistema occidentale, mentre la seconda partecipa al rischio d’impresa, non esiste, quindi, un tasso fisso di crescita del denaro. Il correntista viene remunerato in caso di buon investimento da parte della banca, che ad ogni modo deve indirizzare i suoi capitali in attività halal (lecite). Da cui sono escluse produzione di alcol, tabacco, armi, carne suina, pornografia e gioco d’azzardo”.

Per questo è importante che la tracciabilità dei capitali garantisca una correlazione diretta tra risparmi ed investimenti. I principi della finanza islamica sono indicati direttamente dal Corano, che, oltre a deprecare l’usura, impone anche lo zakat la tassa sulla ricchezza; questa si distingue dall’elemosina per la sua obbligatorietà. Se si uniscono questi due pilastri fondamentali alla complessità del sistema economico moderno ne scaturiscono prodotti bancari diversi, alcuni molto simili a quelli convenzionali, altri estremamente originali.


Il sukuk, ad esempio, sostituisce la rendita di un’obbligazione con la rata dell’affitto di un bene. "In poche parole avviene questo- spiega Fatima Edouhabi, laureata in Economia aziendale all’università di Bologna con tesi in finanza islamica- la banca riceve soldi dal cliente e compra per conto suo, ad esempio, un bene immobile. Questo viene preso in affitto dall’istituto di credito che paga la rata al cliente. Il vantaggio risiede sempre nella correlazione diretta tra risparmi ed investimenti".

In Italia il numero degli immigrati musulmani che apre un conto corrente aumenta a ritmi sostenuti, per questo l’Abi , associazione banche italiane, e la Uab, unione delle banche arabe, hanno firmato, lo scorso anno, un memorandum per creare una federazione bancaria italo-araba. Si tratterebbe Un organismo che almeno al momento non ha molto a che vedere con finanza islamica. "L’Italia è un Paese di recente immigrazione. Francia, Inghilterra e Olanda sono molto avanti- continua Edouhabi- la strada per l’apertura di una banca islamica potrebbe essere ancora molto lunga. Nel frattempo si fanno avanti quelli che io chiamo i prodotti mascherati, frutto di iniziative curiose. Una banca, ad esempio, per i correntisti islamici è arrivata a rimpiazzare gli interessi passivi con dei buoni pasto".

A forte vocazione sociale è invece il qard al-hasan, i prestiti per le persone bisognose che non richiedono il pagamento di interessi di nessun tipo, ma solo la restituzione della somma (solitamente esigua) ei suoi costi di gestione. Messa in questi termini la finanza islamica potrebbe apparire impraticabile o inefficiente, ma basta dare un’occhiata ad un recente rapporto del Fondo monetario internazionale per rendersi conto che le banche coraniche scoppiano di salute.

Ciò dipende sia dal mare di soldi che inonda di liquidità gli istituti finanziari del mondo arabo con i proventi del petrolio, che dall’impermeabilità alla crisi economica globale scatenata dai subprime americani.


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